Ecco il sito dove collegarsi:

[http://www.governo.it/scrivia/RedWeb_Form.htm](http://www.governo.it/scrivia/RedWeb_Form.htm)

Il Corriere.it afferma che “I tecnici del governo sono già all’opera nella lettura delle mail”, ma sul contenuto di queste ultime si sa ancora ben poco.

L’iniziativa del governo è stata presa sullo sfondo della bozza di decreto legge sulla spending review (ennesima espressione in inglese per indicare semplicemente una revisione della spesa), che prevede una serie di tagli alla spesa pubblica, con l’obiettivo di risparmiare 4,2 miliardi di euro nella seconda metà del 2012 ed evitare l’aumento di due punti dell’Iva previsto per gli ultimi tre mesi dell’anno.

Da Palazzo Chigi arrivano alcuni suggerimenti riguardanti i campi su cui intervenire. Nel rapporto sulla spending review, in una sezione denominata “le cinque anomalie di sistema”, vengono indicate le aree nelle quali, a detta del governo, si spende troppo. Fra di esse figurano 1. le “eccessive” spese per i consumi pubblici e per le pensioni, 2. le spese legate all’aumento “dei costi di produzione dei servizi pubblici (scuola, sanità, difesa, giustizia, sicurezza)”, 3. l’aumento “della spesa dovuto alle diffuse carenze nell’organizzazione del lavoro all’interno delle amministrazioni, nelle politiche retributive e nelle attività di acquisto dei beni necessari per la produzione”, 4. alcune aree in cui la spesa è cresciuta più che in altre in rapporto col pil, come quella sanitaria, infine 5. le spese dei piccoli enti locali, dovuto al fatto che anche i comuni con pochi abitanti hanno le stesse funzioni dei centri più grandi.

Pur confidando nel buon senso dei cittadini italiani si capisce che con tali suggerimenti, e per via del modo con cui lo sportello è stato presentato dai media col nome “segnala gli sprechi”, è possibile che molte delle segnalazioni inviate si riferissero alle spese eccessive per qualche sagra di paese, all’indolenza di qualche impiegato pubblico, alla disorganizzazione di qualche piccola amministrazione locale.

Ora, per quanto una maggiore efficienza nella gestione delle risorse da parte delle pubbliche amministrazioni sia auspicabile, non sono certo queste le spese che rovinano i conti dell’Italia. Gli enti locali, già strozzati dal patto di stabilità interno con lo stato (che a sua volta pare deciso a fare harakiri e – dopo aver inserito l’obbligo di pareggio di bilancio in costituzione – approvare il Fiscal Compact europeo), sarebbero uccisi da un’ulteriore taglio di fondi. Per non parlare delle pensioni, già rese quasi inaccessibili dall’innalzamento dell’età pensionabile.

Sarebbero ben altri gli sprechi da segnalare allo Stato Italiano, e invitiamo i nostri lettori a farlo. A partire dalle spese militari, che rappresentano quasi il 2 per cento del pil del paese. Su questo fronte E, il mensile di Emergency, ha lanciato l’iniziativa di inviare allo sportello di segnalazione degli sprechi il seguente messaggio:

“Alla attenzione del commissario Bondi:
Spese militari: 23 miliardi di euro nel 2011.
Guerra in Afghanistan: oltre 760 milioni in un anno.
Acquisto degli F-35: 15 miliardi nei prossimi anni.
Parata militare del 2 giugno: 10 milioni di euro nel 2011.
Le segnaliamo questi sprechi.
Cordialmente”.

Altre spese sicuramente da evitare sono quelle relative alle grandi opere. Pensiamo solo alla Tav, che secondo le stime più recenti potrebbe arrivare a costare allo stato italiano oltre 35 miliardi di euro.

Se invece vogliamo andare nel piccolo, e segnalare gli sprechi, sicuramente i primi a balzare alla mente sono quelli energetici. Dalla semplice riqualificazione energetica degli edifici pubblici si otterrebbero risparmi enormi nelle bollette. Come scriveva in un articolo Paolo Ermani tempo fa, “se veramente si volesse agire con intelligenza dal punto di vista statale, si dovrebbe immediatamente partire con una campagna a tappeto di supporto e sensibilizzazione nazionale per la ristrutturazione energetica del patrimonio pubblico, coinvolgendo imprenditori, artigiani, tecnici e cittadini”.

Infine rimane la spesa più grossa da segnalare. Un fardello che in nemmeno vent’anni è costato qualcosa come 1.600 miliardi di euro. Il debito pubblico. Già, è questa la maggiore spesa da eliminare, che ogni anno oscilla fra i 65 e i 100 miliardi di euro solo in interessi, oltre il 5 per cento del Pil. Il governo sicuramente lo sa, ma ricordarglielo di certo non fa male.